Identità e Identità di Genere: alcune delucidazioni
Si delineeranno di seguito alcuni punti cardine relativi all’identità. L’identità è tra le figure della psicologia del profondo e sotto tale angolatura noi cercheremo di osservarne il profilo. Prima di tutto ricordiamo la sua etimologia, che risalirebbe al tema verbale greco antico di Vid, che riguarda la visione, ciò che si percepisce con gli occhi. Anche idea sarebbe derivato da tale radice, poiché si vede con l’occhio della mente. L’identità quindi confina molto con la visione, una percezione di sé che può partire dall’esterno, come volto e come corpo e come immagine psichica, come ciò che ci si sente di essere, sia pubblicamente e con gli altri, sia privatamente e in rapporto a sé stessi. In generale l’identità esprime il senso dell’Io e con esso il discorso della volontà di continuità, cioè del voglio continuare ad esistere nel tempo. Dell’identità fa parte la scelta dell’azione, nel senso che sono proprio Io a decidere ciò che scelgo per me. In questo ambito si pone la crisi come sosta di fronte alla scelta, poiché ogni scelta e ogni decisione riguarda il separarsi da qualcosa o da qualcuno in vista di qualcos’altro o qualcun’altro. Quindi ogni processo di decisione implica una separazione e per questo si può dire che nella scelta l’essere umano esperimenta il senso del tragico. Ogni scelta è tragica perché rinuncia a qualcosa che ci riguarda profondamente. Questa scelta è operata dall’Io ed è inclusa nella sfera dell’identità. Ovvero la scelta mi caratterizza, non tanto e non solo di fronte al mondo degli altri, ma soprattutto di fronte a me stesso e alla mia storia passata e al mio presente-futuro, poiché mi dà un’orizzonte verso cui mi dirigo. Anche la Legge, come istanza normativa psichica, viene con la crescita interiorizzata, riguardando la misura di un limite, che nelle patologie della dipendenza farmacologica e bulo-anoressica, come in quella antisociale e per altri versi psicotica, resta vacante, ovvero non rappresentata a livello psichico perché non interiorizzata. Tale istanza normativa, che chiameremo SuperIo, può anche avere la caratteristica repressiva e punitiva, in tal caso agendo come tabù nei confronti del mondo desiderante del soggetto, che viene così ad avere una vita apparentemente retta e senza ombre mentre coltiva aree di ribellione interna che possono sfociare poi in sintomatologie di sofferenza psichica e somatica. Dunque anche la superfetazione dell’Io come istanza morale può andare ad influire sull’identità del soggetto. Il soggetto dovrà allora affrontare la falsa identità e la vera identità, attraverso l’incontro con la Maschera psichica ( v. articolo seguente sulla “persona”). E’ importante inoltre ricordare ciò che diceva il filosofo M. Heidegger relativamente all’identità e all’identico: il medesimo non si identifica mai con l’uguale – intendendo per uguale il senza differenze – ma il medesimo si lascia dire solo quando è pensata la differenza! Ciò ci introduce nel discorso sull’identità di genere. Quando si parla di identità di genere, dobbiamo considerare che il genere stesso è una dimensione non netta né precisamente definita secondo una linea orizzontale che vede ai due estremi i due generi maschile e femminile. Nè possiamo collocare il genere maschile sul polo maschile o quello femminile al suo opposto. E’ chiaro che qui ci stiamo riferendo ad una prospettiva essenzialmente psichica: cioè noi non possiamo affermare con sicurezza determinante che la dimensione sessuale del genere a livello psichico sia esclusivamente o maschile o femminile. Ciò che si sperimenta in effetti è la tensione di tropismo verso l’uno e l’altro polo in misura diversa e con intensità diversa, contemporaneamente o alternativamente, ma anche secondo un prevalere ora dell’una ora dell’altra scelta. In psicologia dinamica si parla dunque di scelta oggettuale, intendendo per oggetto l’oggetto d’amore. Questa scelta può preferire un polo maggiormente ma ciò non significa che questa, frutto della scelta, sia una dimensione psichica netta, anzi noi potremmo dire anche che essa è oscillatoria psichicamente. Lo psichico in questo senso, proprio per la sua natura di soffio (psyche in greco significa “soffio” e “farfalla”), si sottrarrebbe ad una determinazione unica che la ingessi e la solidifichi unidirezionalmente, ma molte oscillazioni in tal senso potrebbero essere percorse dallo psichico. Naturalmente quanto più le oscillazioni sono intense e veloci tanto più il soggetto vive in un tempestoso flusso del vissuto emotivo e umorale, come se potessimo visualizzarlo in un grafico tipico di un oscilloscopio con onde a picco up down. Per questo possiamo parlare di differenze dell’identità, perché all’interno stesso del fatto identitario possono essere sperimentate differenze della qualità psichica oltre che della sua intensità. Esistono poi le differenze tra soggetto e soggetto. Entrambi nella relazione interpersonale cercano di scoprire l’identità dell’altro, essendo questo il più grande e affascinante motivo di conoscenza. Infatti se c’è qualcosa della propria identità che sfugge e si nasconde, allora anche l’altro per me ha un fondo di inconoscibilità, ed è questo stesso fondo di mistero ciò che attrae nella ricerca dell’altro diverso da me e dunque a me sconosciuto e a cui voglio tendere.