L’ansia è costituita da un insieme di risposte fisiologiche e psicologiche e possiamo definirla come uno stato di depressione o di agitazione accompagnato da sentimenti di stress. Dobbiamo distinguere tra ansia di stato e ansia di tratto : nell’ansia di stato si verifica uno stato emotivo temporaneo, che varia d’intensità e nel tempo e l’individuo vi si sente gettato in situazioni specifiche. Gli stimoli ambientali influenzano dunque l’ansia di stato. Con ansia di tratto si intendono le differenze individuali, più o meno stabili nella persona, nel percepire alcune situazioni esterne o interne a sé stessi come pericolose o minacciose. Ad esempio l’ansia da prestazione, se lieve prima di un esame sarà da considerarsi di stato ma non è da confondersi con la cosiddetta ansia preparatoria o antecedente ad un compito, la quale è anzi auspicabile nel soggetto che, seguendo una tipica metafora del corridore, è nella posizione del “pronti” prima della partenza. Spesso possono avvertirsi a tal proposito, un giorno prima della prova o nei pochi minuti o istanti antecedenti, delle manifestazioni di ansia somatica come dolori muscolari localizzati, piccoli pruriti o in generale segnali del corpo che se il soggetto riconosce nel tempo come avvertimenti dello stato preparatorio, possono essere di grande ausilio nel mantenimento dello stato interno di fiducia di sé, influendo positivamente sui livelli di concentrazione e attenzione richiesti. Paradossalmente potremmo dire che l’ansia in tal caso può essere il monitoraggio di una buona e fiduciosa prontezza all’azione preparata nel tempo. E’ chiaro però che l’ansia come vissuto fenomenico, perdurando, diventerà un’ostacolo per molte dimensioni dell’essere insieme agli altri e via via, aumentando i livelli di attivazione fisiologica e psicologica, potrà diventare disfunzionale, recando problemi all’individuo che ne sta soffrendo, trasformandosi possibilmente e progressivamente incrementandosi come attacco di panico. Quando si inizia a soffrire di ripetute esperienze di panico, bisogna intervenire con la psicoterapia. Il panico è un termine di derivazione greco antica, proviene da “Pan” che significa “tutto” ed era anche il nome di un dio dei boschi, raffigurato come satiro. In effetti il “tutto” come esperienza percettiva e quindi psicologica anima il fenomeno dell’attacco di panico, in cui il soggetto si sente perso in una dimensione di “senza confine”, avverte una paura incontrollata che si impadronisce della sua capacità di controllo, può sentire il vuoto interno o il pieno nella testa, può avere pensieri negativi che aumentano il suo stato di sentirsi in balia, non padrone di sé e dei propri atti, può avere immagini mentali che velocemente si alternano al suo occhio psichico interno, etc. etc… Spesso lo stato psichico, pur nelle sue varianti soggettive, può accompagnarsi a manifestazioni concomitanti fisiologiche rilevanti come respirazione affannosa, mancanza del respiro, sudorazione diffusa, tachicardia, dolori sternali di natura muscolare, amnesia transitoria etc. etc… Molto indicato per l’attacco di panico è il Training Autogeno, di cui darò riferimenti introduttivi nell’articolo seguente (vedi sotto).

L’angoscia deriva dal termine tedesco angst e rimanda ad una sorta di “stretta” vissuta a livello del petto più come contenuto psichico di sofferenza senza “faccia”, cioè cui il soggetto non può dare nome e identità, ovvero non sa identificarla, che come correlato fisiologico. La dimensione interna ovvero intrapsichica affonda nell’inconscio, che manifesta alla coscienza tramite il sintomo dell’angoscia l’attivazione di contenuti non elaborati, che a loro volta premono attraverso il manifestarsi stesso della sensazione di occlusione dell’orizzonte esistenziale. Può darsi che allora l’angoscia sia il motore per comprenderne il senso che porta al progetto nuovo di vita. Un percorso di psicoterapia risulta essere necessario e indispensabile, cosi come nel caso di attacco di panico, sempre sulla base di libera scelta e desiderio personale, perché entrambi sono sintomi disfunzionali che rimandano ad una costituzione sottostante dell’emergenza sintomatologica. In entrambi cioè vi sarebbe il sostrato inconscio ad indicare la via per comprendere e andare verso l’individuazione del Sè.